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Ieri l’8 marzo è tornato ad essere una giornata di lotta femminista. Grazie all’impegno del collettivo femminista “Io l’8 ogni giorno” eravamo 400 ieri sera a Bellinzona: tantissime donne, tante giovani, tutte unite dalla voglia di far sentire la nostra voce e lottare per i nostri diritti e per cambiare la società. Perché femminismo e rivoluzione vanno di pari passo e quando le donne scendono in strada, come è successo ieri a Bellinzona e in tutto il mondo, la terra trema.

101 anni fa, l’8 marzo 1917, furono le donne russe scese spontaneamente in strada a San Pietroburgo, per rivendicare la fine della guerra, la scintilla che diede avvio alla rivoluzione. Ci si dimentica troppo spesso di questa origine politica e rivoluzionaria dell’8 marzo.

Ed è invece importante ricordare la lunga tradizione di lotta delle donne. Perché noi donne siamo stufe di essere solo delle vittime, di dover subire quotidianamente ogni tipo di violenza, dall’ormai banalizzato commento sessista, alle molestie, le violenze fisiche o sessuali, fino all’estremo femminicidio.

Manifestando e prendendo la parola in prima persona, noi donne vogliamo sottrarci allo statuto di vittime per ribadire il nostro diritto all’autodeterminazione.

Attraverso le testimonianze raccolte, attraverso i nostri cartelloni e i nostri slogans, abbiamo denunciato i vari volti della violenza di genere. Abbiamo raccontato delle difficiltà ad essere credute, ascoltate e sostenute quando troviamo il coraggio di denunciare. Abbiamo ribadito la nostra voglia di lottare contro tutte le discriminazioni che ci colpiscono nel mondo del lavoro e nella sfera domestica, perché la questione della violenza non può essere separata da quella delle discriminazioni economiche. Abbiamo denunciato gli stereotipi di genere e l’immagine svilente delle donne trasmessa da pubblicità e mass media.

Ci si stupisce spesso di dover ancora scendere in strada, in Svizzera e nel 2018, per rivendicare diritti che dovrebbero ormai essere scontati ed acquisiti.
Ci si dimentica che quello che fa “avanzare” una società e cambiare le mentalità sono lotte e i movimenti sociali. E la Svizzera, in questo, non è mai stata purtroppo all’avanguardia.
Per questo è importante non fermarci all’8 marzo, ma continuare a lottare insieme per l’emancipazione di tutte le donne. È importante ridare al femminismo la sua anima sovversiva. Non si tratta solo di parità e diritti. Le discriminazioni nei confronti delle donne non sono una questione principalmente culturale, non è un semplice disfunzionamento di istizuzioni perfettibili, ma è un elemento funzionale alla forma di organizzazione economica e sociale del capitalismo e del produttivismo. Siamo ormai giunte al “punto zero della rivoluzione”, come ha scritto Silvia Federici, ossia al momento in cui ci si rende conto che si deve cambiare sistema, che all’interno del sistema dominante non c’è alcuna possibilità di vera emancipazione per tutte, e che qualsiasi lotta si femminista si faccia oggi deve porsi come orizzonte il superamento dei rapporti capitalistici. Come è stato gridato ieri nelle piazze di tutto il mondo: CONTRO OGNI FORMA DI OPPRESSIONE, IL FEMMINISMO È RIVOLUZIONE!

E per continuare a lottare insieme il prossimo appuntamento è il 12 aprile alle 20.30 alla Casa del Popolo di Bellinzona.

Per maggiori informazioni: www.iolotto.ch

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