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Il PC ticinese si è lamentato pubblicamente della presunta “rottura” che l’MPS avrebbe operato rispetto all’alleanza elettorale fatta alle ultime elezioni cantonali, a suo dire senza alcuna giustificazione da parte dell’MPS.

In realtà le cose sono chiare, e da molto tempo: chi segue la politica si è reso conto da un pezzo che le strade seguite da MPS e PC erano assai diverse.

Avevamo concluso, seppur con molte incertezze da parte nostra, un’alleanza elettorale per le cantonali con l’obiettivo di garantire una presenza istituzionale alla sinistra del PS. Avevamo messo l’accento, in quella campagna, proprio sull’alternativa al PS: non tanto per rappresentare un’alternativa al PS in quanto tale, ma perché questo partito è parte attiva e integrata della politica del governo cantonale (oltre che federale e comunali), caratterizzata da una serie di posizioni apertamente neoliberali.

Quella campagna ebbe un discreto successo e riuscimmo ad ottenere due seggi, di cui solo uno sfruttato come dovrebbe fare un vero deputato comunista, cioè quale tribuna di denuncia della borghesia, della sua politica, dell’ipocrisia e del malaffare dei suoi partiti. È quanto ha fatto, splendidamente e da solo, il nostro deputato Matteo Pronzini. L’altro deputato (PC) …non pervenuto.

Questa presenza istituzionale ha permesso di sviluppare campagne di denuncia e di mobilitazione popolare attorno a temi fondamentali. È quanto ha fatto l’MPS con le sue campagne sugli ospedali, sul dumping salariale (con l’iniziativa basta dumping), sulla situazione nelle case per anziani, sui diritti dei migranti, per la difesa della libertà d’espressione, etc.

Mentre andavamo sviluppando, sul terreno sociale e su quello istituzionale, questa dinamica il nostro “alleato” ha pensato bene di ritornare alla vecchia politica di subalternità nei confronti del PS, una politica ormai vecchia di un secolo.

Così, pochi mesi dopo aver teorizzato (in occasione della campagna per le elezioni cantonali) la presenza di “due sinistre”, il PC si presentava alle elezioni nazionali (l’MPS aveva rinunciato a questa competizione) congiungendo le liste con il PS. Siccome non pratichiamo questa politica ormai dal 2004, abbiamo preventivamente reso attento il PC che tale passo avrebbe comportato una rottura di qualsiasi nostra futura alleanza. Quella scelta rappresentava una incoerenza e una smentita di quanto di buono fatto con le elezioni cantonali. Infatti il PS è, per proprio scelta, una forza di governo a livello nazionale, che collabora, applica, gestisce il programma deciso collegialmente a livello federale. Poco importa che ogni tanto sostenga qualche referendum: serve a coltivare l’idea che è un partito di opposizione…pur essendo al governo (con UDC, PLRT e compagnia bella) da oltre sessant’anni ininterrottamente (e poi ancora prima).

Non contento di questo , pochi mesi dopo, ecco di nuovo l’operazione ripetuta alle elezioni comunali, addirittura candidando propri rappresentanti nelle liste PS per i Municipi (con l’obiettivo di farli eleggere in consiglio comunale). Così è stato a Lugano, a Locarno, a Bellinzona.

L’esperienza delle ultime elezioni comunali a Bellinzona ha dimostrato che una lista di sinistra alternativa, chiara e determinata, può ottenere un buon risultato (abbiamo avuto due eletti).

Facciamo qui, visto che siamo in tema, una piccola parentesi. Noi non siamo contrari per principio a costituire alleanza più ampie. Proprio in occasione delle comunali di Bellinzona avevamo praticamente concluso un accordo con Verdi, Bellinzona Vivibile e POP per una lista unitaria (che contestasse la politica del Municipio) sia per il Municipio che per il Consiglio Comunale. Avevamo concluso l’accordo a casa di Luca Buzzi in serata: il pomeriggio del giorno seguente (attendavamo una conferma formale e definitiva da parte dei Verdi) è arrivata la notizia che Verdi e PC avevano concluso l’accordo per il Municipio con il PS.

Ora il dato di fatto è che queste forze sono prigioniere del PS e della sua politica di alleanza con i partiti borghesi: dall’adozione di preventivi e consuntivi al sostegno all’aumento di onorari e indennità per i Municipali, dalla politica del personale in materia di condizioni di lavoro e pensioni alla chiusura –di fatto- dell’Officina, dalla privatizzazione delle AMB ad una politica di sostegno sociale e scolastico a dir poco vergognosa (basti pensare alle vicende denunciate in questi giorni sull’ABAD). Tutti temi sui quali le nostre deputate e la nostra lista hanno svolto, in questo anno di presenza sul terreno comunale un lavoro di opposizione. È questo il contenuto della nostra diversità e che vede le altre forze alleate ai partiti borghesi (PC e Verdi compresi visto che hanno contribuito ad eleggere i municipali oggi leader di questa politica).Chi non ricorda, per non fare che un solo esempio, come nel gennaio 2017, all’inizio della campagna per le elezioni comunali, fu proprio Mario Branda a lanciare lo slogan “lo spostamento dell’Officina non è un tabù”? Tutto un programma che annunciava quanto sta avvenendo oggi. Chi lo ha sostenuto, chi lo ha votato, chi ha corso sulla stessa lista è corresponsabile di quanto oggi accade, malgrado qualcuno tenti di versare lacrime di coccodrillo.

Alle questioni di politica cantonale e nazionale dobbiamo aggiungere quelle attinenti alla politica internazionale. I dubbi che avevamo nel 2015 alleandoci con un partito la cui politica internazionale ne sollevava parecchi, dal punto di vista etico e politico, non hanno fatto che aggravarsi in maniera orami insopportabile. Oggi questi ragazzotti propagandano un regno dello sfruttamento come la Cina o un paese prigioniero di una dinastia di pazzi quali la Corea come esempi di socialismo e comunismo realizzato. Continuano a sostenere quello che a mio avviso è il più truce regime dell’ultimo secolo, la Siria di Assad; infine non mancano di portare il loro sostegno a reazionari scatenati come Erdogan e alla sua politica repressiva nei confronti del popolo curdo. Senza dimenticare il loro sostegno a governi e regimi come quello di Putin, altro bel campione di democrazia. La loro analisi, a sostegno di questi regimi, è perlomeno semplicistica (per non dire surreale): siccome questi regimi sono “nemici” degli Stati Uniti, sarebbero tutti campioni di “antimperialismo”.

Posizioni aggravate, in questi ultimi tempi, di quanto successo in Corea, in Venezuela e, soprattutto, in Nicaragua, oggetto di un vergognoso silenzio-sostegno di tutti costoro, sempre alla ricerca delle responsabilità esterne, dell’imperialismo americano in primis (che certo esiste e interviene, ma che non può essere utilizzata come monocausa per quanto drammaticamente succede in questi paesi).

Sostegno che non fa che ribadire come il “comunismo” di cui parlano sia, nel migliore dei casi, fermo agli anni ’30 in URSS, allo stalinismo puro e duro: nulla a che vedere con il comunismo inteso come orizzonte di emancipazione sociale ed umana, libertà assoluta da padroni e forme statuali, sviluppo senza precedenti dei diritti e delle forme di autogestione che hanno sempre caratterizzato l’idea di socialismo e di comunismo del nostro movimento.

Ci fermiamo qui. Abbiamo identificato nell’atteggiamento del POP, soprattutto dopo la positiva esperienza delle comunali di Bellinzona, una forza politica con la quale costruire una lista di alternativa; abbiamo presentato pubblicamente un documento per le elezioni cantonali lo scorso 15 maggio nel quale, tra le altre cose, si indicava che “ la lista proposta da MPS-POP sarà una lista alternativa (a livello politico, sociale e istituzionale) alle politiche di collaborazione e di gestione di classe condotte dai partiti social-liberali a livello internazionale, nazionale, cantonale e locale. Per questa ragione essa presenterà liste sia per gli esecutivi che per i legislativi.” (sottolineatura nostra).

Il PC ha fatto le sue scelte, alleandosi con il PS per le elezioni nazionali e comunali: una strategia diversa da quella che noi perseguiamo fin dal 2004 e da quanto vi era alla base dell’alleanza elettorale del 2015. È un suo diritto e non vi è nulla di sconveniente in questo. Visto che c’è, potrebbe continuare su questa linea facendosi accogliere sulle liste del PS per le prossime elezioni cantonali. Sarebbe un esito coerente: come ha affermato il suo consigliere comunale di Lugano in una recente riunione “noi del PC viviamo all’ombra del PS”.

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