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L’accordo sul Bilancio finanziario per il 2019 (“per uno stato sociale”) siglato qualche giorno fa tra il Segretario del Partito socialista spagnolo Pedro Sanchez, nonché Presidente del Governo di minoranza nel Parlamento dello Stato spagnolo e il leader di Podemos Pablo Iglesias, ha suscitato molta attenzione e interesse nelle forze della sinistra italiana, tra cui Rifondazione che lo ha salutato con grande entusiasmo.

Per questo crediamo importante pubblicare la dichiarazione che Anticapitalistas, una delle componenti fondamentali di Podemos, ha espresso su questo delicato accordo politico.

Più che una convergenza sul bilancio finanziario siamo di fronte a un documento politico generale che contiene una serie di proposte che lasciano pensare a una alleanza per mantenere il governo Sanchez fino alle elezioni politiche generali. Ci sono evidenti somiglianze col modello portoghese dove due partiti, il Bloco di Esquerda e il Partito comunista portoghese hanno raggiunto, separatamente, con il governo di minoranza del Partito socialista, accordi specifici su singoli punti che permettono all’esecutivo di governare; ma ci sarebbero anche delle differenze importanti nel caso fossimo di fronte ad un orientamento volto a formare un vero e proprio governo di coalizione, come la stessa direzione maggioritaria di Podemos non esclude.

L’accordo contiene alcune modifiche economiche significative, se pur limitate; tuttavia, non rompe con le norme europee di spesa e sul deficit di bilancio. Esso ha però suscitato un forte interesse in ampi settori della popolazione perché pone un freno all’aumento delle politiche di austerità e perché, se pur timido, è percepito come un passo in avanti in una politica sociale di redistribuzione della ricchezza.

La dichiarazione di Anticapitalistas esamina con sobrietà i contenuti dell’accordo e le sue ambiguità, evitando sia i toni trionfalisti, presenti in alcuni settori politici, sia una critica più serrata sui suoi limiti, che apparirebbe del tutto incomprensibile alla popolazione, soprattutto ai settori che sono stati più colpiti dalla crisi.

Questa dichiarazione sottolinea che l’accordo apre una breccia e alcune possibilità per le classi popolari, ma che è necessario allargarla sviluppando e radicalizzandone gli obiettivi; e soprattutto che questi possono essere conquistati solo attraverso una forte mobilitazione sociale indipendente che non sia limitata da considerazioni rispetto al governo. Per questo le forze del cambiamento non devono rinunciare a un programma più complessivo e radicale e devono saper avanzare un progetto alternativo capace di andare oltre l’attuale quadro economico e sociale (introduzione a cura della redazione di www.anticapitalista.org)

Modeste concessioni, la ruota comincia a girare a favore di “quelli che stanno in basso”

L’accordo tra Podemos e il Governo di Sánchez per il bilancio preventivo ha generato un diluvio di commenti e analisi, di aspettative, illusioni e qualche delusione, non solo tra le migliaia di attivisti nel paese, ma anche tra le milioni di persone che, per un lungo decennio, hanno partecipato (attivamente o no) alle diverse mobilitazioni per un’altra uscita dalla crisi. Tutto ciò accade dopo anni di débacle sociale e ambientale nel nostro paese e dentro un’operazione costruita dai poteri economici, politici e mediatici per normalizzare la precarietà, affinché una nuova generazione imparasse a vivere senza diritti, come fosse la norma accettata. La disuguaglianza, insieme al cambiamento climatico, è diventata il principale problema non solo della nostra società, ma di tutta l’umanità.

1 La ruota comincia a girare nell’altro verso. Continuare in questa direzione

Il governo Sánchez ha realizzato una serie di concessioni, sebbene occorra riconoscere che in molti ambiti esse siano ridotte e non modifichino sostanzialmente il quadro dei rapporti economici, politici e sociali. È chiaro che queste concessioni hanno a che vedere con la debolezza del governo e con le mobilitazioni degli ultimi anni, che hanno creato nell’immaginario l’idea di un paese diverso.

Perciò bisogna rafforzare questo primo assalto, rinunciando all’autocelebrazione e a esagerazioni riguardo le concessioni del PSOE o l’incisività delle misure adottate, sapendo che, mettendo in campo maggior forza, si possono ottenere e strappare ancora più vittorie. Si è aperta una breccia.

Il nostro è un messaggio chiaro: è necessario tornare a mobilitarsi per proseguire nel sentiero delle (ri)conquiste sociali, segnare l’agenda del PSOE senza che quest’ultimo si rafforzi ed evitare che ci stringa in un abbraccio mortale entrando nel suo governo (come accade in Castilla La Mancha, dove siamo ostaggi di un PSOE che non vuole realizzare nessun tipo di avanzamento).

Conclusione: abbiamo bisogno di mobilitazione sociale e indipendenza politica per rafforzare un blocco politico e sociale del cambiamento che costruisca un’alternativa ambiziosa e che realizzi tutto il programma del cambiamento concepito sulla base delle rivendicazioni della società sin dal 2008.

2 Conquiste importanti che ci danno maggior forza

2.1 Aumento del Salario Minimo Intercategoriale

L’aumento del Salario Minimo Intercategoriale a 900 euro e le proroghe dei contratti, segnano il percorso di una contrattazione collettiva stagnante e della necessaria lotta per i salari in un paese in cui lavorare non è più sinonimo di emersione dalla povertà e di ingresso nell’età adulta, sin dagli anni precedenti alla crisi, durante i quali la massa salariale andò diminuendo in percentuale rispetto al PIL: per questo motivo, i salari hanno perso peso nella creazione di ricchezza del paese e le classi lavoratrici hanno perso reddito e ricchezza.

Oggi il responsabile della politica economica e del lavoro del PP sostiene che i salari devono essere proporzionali alla crescita economica e che devono essere legati alle capacità produttive del paese. Pur sapendo che un’economia come la nostra, di cui i salari sono motore e non solo riflesso della stessa, il PP dimentica che il salario reale non ha mai smesso di diminuire, indipendentemente dalla crescita del PIL o della produttività

L’aumento del SMI toccherà direttamente il 12% dei lavoratori ed è un fatto simbolico e politico che enfatizza la necessità del recupero salariale a discapito dei guadagni di una minoranza e colloca meglio la rivendicazione di aumenti salariali nella contrattazione collettiva.

2.2 Miglioramenti sociali, per quanto limitati

Poiché la modifica prospettata delle relazioni industriali è poco ambiziosa, cominciare a parlare dei falsi lavoratori autonomi e riconoscere rapporti di lavoro a questi autonomi dipendenti da un solo “cliente” (in pratica, il padrone) ci sembra un segnale importante per cambiare una delle nuove forme di precarizzazione della vita e del lavoro.

Contemporaneamente, il fatto de tornare ad ricevere un sussidio di disoccupazione per gli ultra cinquantaduenni costituisce il piccolo recupero di una minima protezione sociale.

Sebbene le rivendicazioni del movimento dei pensionati andassero ben oltre l’aumento delle pensioni, chiedendo di aumentare la pensione minima a 1040 euro, il fatto di riconoscerne l’indicizzazione all’aumento dell’IPC** indica una conquista reale e soprattutto simbolica che porrà il PSOE in una dinamica di scontro con una UE che continua ad asfissiare l’economia dello Stato Spagnolo per onorare gli obblighi di pagamento del debito con le banche del centro e del Nord Europa. Ciò permette di rompere il discorso ufficiale, e ingannevole, dell’insostenibilità del sistema di pensionamento pubblico.

Anche il miglioramento del sistema per le lavoratrici domestiche e la tassazione dello straordinario, per finanziare la Previdenza Sociale ed esercitare pressione in direzione della riduzione dello stesso, sono aspetti significativi.

2.3 Misure di protezione e cura

Ripristinare l’idea di una società della cura ci permette di parlare, da una posizione di forza del movimento, di Sanità, Istruzione, Cura.

A tal riguardo, ci sono elementi positivi dell’accordo: il ripristino della Sanità pubblica, affinché nessuno resti senza la possibilità di curarsi in questo paese; l’eliminazione di una parte dei ticket per difendere il diritto alla salute contro il discorso demagogico che ne accompagnò l’introduzione; il ripristino delle 18 ore di cattedra settimanali e dell’importo delle tasse universitarie al livello precedente il loro aumento; ugualmente ci sembra positivo l’aumento del 40% per i lavori di cura, sebbene sia ancora insufficiente, e il ripristino dei contributi a favore dei e delle badanti delle persone non autosufficienti.

Menzione specifica merita l’aumento dei permessi per madri e padri, sebbene si scelga la gradualità e si subordini la sua introduzione nel settore privato al “dialogo sociale”, e dunque a una trattativa con i padroni.

Si parla di privatizzazioni in materia di sanità, però non si dice nulla in maniera concreta, e non si parla della privatizzazione che ha colpito l’educazione primaria e secondaria, né il lavoro di cura.

A noi di Anticapitalistas, non sembra irrilevante la lotta alla proliferazione di sale giochi nei quartieri popolari, però c’è bisogno di misure più concrete.

3 Grandi ambiguità e assenze significative nell’accordo. Non rinunciamo al nostro programma

La parte principale dell’accordo è piena di dichiarazioni di intenti senza specificazioni, né nelle modalità di realizzazione né nella data. Tutto lascia intendere che dovremo fare del 2019 un anno di pressione sociale e di riarmamento politico affinché questi punti ambigui si convertano in misure concrete e, una volta votato l’accordo, non si finisca in una trattativa permanente con un PSOE che sa muoversi molto bene in queste circostanze.

Bisognerà mettere al centro della mobilitazione e del discorso politico tutta la massa di misure non realizzate e assenti dall’accordo affinché la ruota non smetta di girare a favore della maggioranza sociale lavoratrice di questo paese.

3.1 Diritto all’abitare

Forse era questo capitolo da cui ci aspettavamo maggiori progressi a causa dell’emergenza già forte in questo paese, oggi alimentata da una nuova bolla degli affitti. Ricordiamo che il PSOE è stato connivente, e persino parte attiva, degli ultimi due processi di espansione immobiliare speculativa in questo paese. Ed è per questo, e perché i poteri economici e finanziari stanno investendo una gran quantità di capitali nelle nuove modalità di speculazione, che il PSOE sarà molto reticente nello sgonfiare questa bolla per favorire il diritto alla casa. Ciò nonostante, salutiamo con favore l’obbligatorietà del periodo minimo d’affitto, le proroghe indicate, e la possibilità per le amministrazioni comunali di riconoscere zone soggette ad aumenti dei prezzi e a poter regolare così l’aumento degli affitti. Tuttavia tutta la serie di misure richieste dal movimento contro gli sfratti per sgonfiare la bolla speculativa sono assenti o restano sul piano delle dichiarazioni di intenti. Ciò deve servire, in questo momento, a rianimare il movimento per ottenerle.

3.2 Violenza di genere

Il disegno di legge sulla violenza di genere non è ancora sviluppato compiutamente e perciò è chiaro che non ci sia un punto specifico nel documento, in modo tale che i proclami sono mere petizioni di principio per il futuro. È necessario includere la violenza nell’ambito della coppia nel patto con lo Stato ma questo accordo non lo prevede. Consideriamo positivo che lo status di vittima di violenza, e il conseguente diritto all’assistenza, così come l’assistenza dei minori, sia possibile senza necessità di denuncia, il che è abbastanza positivo ed è stato incluso nei capitoli di spesa. In ogni caso, i fondi previsti per le amministrazioni comunali è di 40 milioni di euro, il doppio del 2018, però ancora insufficiente.

3.3 Riforma del mercato del lavoro

Inoltre si pospone a un futuro non definito una riforma del mercato del lavoro che chiuda con la precarietà certificata da tutte le riforme precedenti e che contribuisca a consolidare diritti dei lavoratori resi dalle nuove forme di organizzazione del lavoro, come gli “autonomi” o quelli a cottimo. Senza un nuovo quadro di relazioni industriali e di nuovi diritti, gli effetti possibili con l’aumento del SMI resteranno privi di sostanza. Questo è il vero pericolo temuto dalla destra, dai poteri economici e dall’UE ed è il principale obiettivo che deve porsi il movimento dei lavoratori. Questa deve essere una bandiera del movimento che, come forze politiche, non possiamo lasciar cadere.

3.4 Amministrazioni comunali

In materia di Enti Locali il progresso è stato deludente. Sebbene i comuni abbiano poche competenze sono le istituzioni a cui, per vicinanza, si rivolgono i cittadini in caso di problemi. L’accordo sottoscritto consente qualche piccolo progresso ai comuni che si trovano in migliori condizioni, ma continua a trascurare quelli più in sofferenza, obbligandoli a seguire il percorso tracciato dell’austerità. Come se non bastasse, per i municipi in rosso, l’accordo vende come vittoria un stanziamento pressoché nullo di 30 milioni per sostenere l’istruzione materna da 0 a 3 anni, e 40 milioni per la violenza di genere.

3.5 Fiscalità, il cuore della questione

In materia fiscale, è urgente riequilibrare l’imposizione fiscale, centrata principalmente sui redditi da lavoro, il che spiega la scarsa capacità di raccolta del sistema. Le misure indicate puntano ad un maggior sostegno dal reddito da capitale e dalle grandi ricchezze, però è necessario lanciare un messaggio sulla diminuzione generale dell’IVA. Sarebbe stato positivo un progresso a favore del sistema pensionistico pubblico (a ripartizione) contro i fondi pensione privati, scoraggiandone l’impiego. Allo stesso modo, non ci sono proposte concrete né per il riequilibrio della Previdenza Sociale né per rimpinguarne i finanziamenti, crollati a causa della bassa contribuzione.

La ruota comincia a girare anche in materia fiscale. Le imprese dovranno contribuire in modo più congruo allo sforzo fiscale con un’aliquota minima del 15%, così come pure le figure giuridiche create da Zapatero e Rajoy per la speculazione immobiliare (SOCIMI). Restano persone giuridiche che dovrebbero essere eliminate. Anche se per le grandi fortune l’imposta patrimoniale aumenta solo a partire dai 10 milioni, ci sembra un gesto simbolico apprezzabile. Possiamo affermare che in materia fiscale ci sono progressi positivi per una società più giusta nella redistribuzione del reddito, ma non si è ancora affrontata complessivamente la riforma fiscale necessaria.

3.6 Energia e clima

Nonostante il cambiamento climatico e la questione energetica emergano come i problemi più immediati rispetto alla crisi ecologica, l’accordo non affronta altre questioni ad essi legate, come le richieste di recupero e valorizzazione di altri beni comuni, la protezione della natura, e la promozione di posti di lavoro legati a questo settore.

L’attenzione sul tema energetico è corretta, però ci sono tre importanti lacune.

1) Non è chiaro il modello di transizione energetica e si ha troppa fiducia in misure “tecniche” sul settore energetico e su quello elettrico senza considerare il modello produttivo. Quello attuale impedisce in sé ogni transizione energetica.

2) Non c’è alcuna misura di “nazionalizzazione” degli oligopoli, la cui proprietà e gestione presuppone misure (positive, ovvio) sul piano della regolamentazione. Ciò non cambia il fondo strategico della questione: sovranità energetica, controllo sociale democratico della stessa e fine della dipendenza dall’estero.

3) Si parla di efficienza, però non si sviluppano misure concrete per il risparmio, che ne è l’aspetto fondamentale. Si propone un cambio di fonti energetiche, imprescindibile, però non si adottano misure per diminuire l’intensità d’uso dell’energia e ridurre il profitto privato.

D’altro canto, si combinano proposte molto concrete per bloccare “la manna dal cielo” per le imprese e buoni criteri sulla distribuzione delle fonti di energia con future leggi e tavoli di negoziato la cui natura potrà essere valutata quando si realizzeranno.

Valutiamo positivamente le proposte di sostegno alla creazione di aziende municipali di distribuzione e anche ciò che riguarda il “bonus sociale” e le questioni relative alle bollette. L’accordo comprende la misura più urgente e necessaria: che tutte le aziende di distribuzione possano dare il bonus, che sia automatico e che sia a carico delle aziende produttrici di energia.

Al tempo stesso, consideriamo le dichiarazioni sulla tariffazione progressiva ed energia effettivamente utilizzata un buon orientamento. Non sono però presenti l’ottimizzazione obbligatoria del contratto, la consulenza garantita ai consumatori, la determinazione di fasce climatiche per stabilire la quantità di energia, di utilizzo effettivo e le necessità energetiche speciali. Guardiamo con favore alla dotazione di 50 milioni di euro per i comuni, anche se non se ne specifica la concreta destinazione d’uso.

Per concludere

La valutazione generale che noi di Anticapitalitass facciamo di questo accordo è che comporta un progresso rispetto al quadro precedente e, potenzialmente, anche il recupero di diritti persi. Per questo merita di essere sostenuto, però precisiamo che in aspetti importanti resta al di sotto di ciò che è necessario. Da ciò sorge un paradosso: ci sono avanzamenti per i settori più vulnerabili, però le soluzioni che producono un reale avanzamento sociale sono ancora aleatorie. Il governo otterrà una legittimazione da queste misure, però le forze del cambiamento devono offrire un modello alternativo in grado di vincere. Il rischio risiede nell’idealizzare queste misure di contenimento e recupero di alcuni diritti, senza sottolineare con forza che si possono fare le cose in altro modo e che è possibile andare oltre.

Per ora segnaliamo che i passi avanti non sono tanto ambiziosi quanto si sarebbe voluto, ma occorre anche dire che la stessa ambizione iniziale alla vigilia del negoziato non era poi così grande.

Se non ci sono princìpi e proposte che si spingano oltre, e una mobilitazione sociale organizzata, lo scenario politico può tradursi in una nuova subalternità delle forze del cambiamento al PSOE, riducendo il nostro orizzonte a quello di chi aspira ad un posticino nel governo, e rendendo ciò che dovrebbe essere solo l’inizio, la fine di un ciclo di avanzamenti.

Sta a noi rendere le piccole concessioni in una vera inversione di rotta a favore di quelli e quelle che stanno in basso.

* Il Presupuesto General del Estado (PGE) è il documento di previsione finanziaria per il 2019 dello Stato Spagnolo

** È l’aumento del costo della vita, simile al “paniere” della nostra vecchia “scala mobile”

Anticapitalistas è la tendenza anticapitalista interna a Podemos, legata alla IV Internazionale

 

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