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mogherinimigratioUna farsa gravida di guerra. O, meglio, di guerre. Può essere definito così l'”eccellente lavoro di squadra” [1] compiuto in questo ultimo mese dai governi dei paesi dell’Unione europea per rispondere all’ecatombe di migranti provenienti dall’Africa, occorsa il 19 aprile nel canale di Sicilia.

Una vera e propria farsa, perché l’interminabile serie di riunioni di “alto livello” non è stata altro che un mercanteggiamento tra i diversi paesi dell’Unione europea sui luoghi in cui “alloggiare” 20’000 (!) richiedenti l’asilo che si trovano nei campi profughi fuori dalle frontiere dell’Unione europea (UE) e sul modo in cui “suddividersi” i richiedenti l’asilo già presenti sul territorio europeo. 20’000 è una cifra ridicola, visto che i rifugiati in marcia verso l’Europa per sfuggire alle guerre e alle guerre civili su una fascia molto ampia dell’Africa e del Medio Oriente [2] si contano a milioni (500’000 solo in Libia, secondo l’inviato dell’ONU, B. Leon), e che 321’000 domande di asilo sono state presentate a Germania, Svizzera e Italia solo nel 2014. Così, la decisione “umanitaria” di accogliere 20’000 richiedenti l’asilo che hanno un “bisogno evidente di protezione internazionale” contiene la decisione d’intensificare a più non posso la guerra contro i rifugiati e i migranti, e questo –come vedremo– su una scala territoriale sempre più vasta.
I negoziati sui criteri di determinazione delle quote di richiedenti l’asilo da attribuire a ciascun paese appaiono altrettanto ridicole, persino disgustose. Questi negoziati lasciano intendere che i rifugiati sono un costo da sopportare, mentre rappresentano un investimento economico e politico ad alto rendimento. Prima di tutto per i circuiti legali (spesso legati alle Chiese) e illegali (spesso legati alle amministrazioni pubbliche) che, sulle loro spalle, fanno affari, e non indifferenti! [3], grazie alla gestione dei “centri d’accoglienza” e alla fornitura di vari tipi di servizi. Poi, perché un numero crescente di richiedenti l’asilo nel bisogno sono costretti ad andare ad ingrossare le fila dei bassi salari, in piena crescita in tutta Europa, e quelli dell’economia sotterranea; e, in un caso come nell’altro, ciò permette di aumentare l’esercito di riserva della forza lavoro [4]. In terzo luogo, per i legami che i rifugiati permettono di tessere con i paesi da cui provengono. Infine, perché i rifugiati sono il miglior capro espiatorio per le campagne di Stato xenofobe e razziste (e non solo per le destre che si pronunciano esplicitamente contro gli immigrati), in quanto cosiddetti parassiti che vivono sulle spalle delle società d'”accoglienza” [5], o – peggio ancora– perché nascondono tra loro dei “terroristi infiltrati”, secondo le affermazioni del Primo ministro italiano M. Renzi.
La pantomima delle riunioni ufficiali grondanti di finte lacrime, convocate d’urgenza per “evitare altre morti in mare”, non si è tuttavia limitata a una farsa, al contrario! Essa è servita a mettere a punto un vero e proprio piano di guerra generale contro i migranti provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, che prevede navi, aerei da combattimento, droni e bombardamenti (probabilmente già in corso), la triplicazione dei mezzi finanziari destinati alle operazioni di Frontex, in particolare Triton e Poseidon, di cui è stata allargata la zona d’intervento, e un’operazione terrestre in Libia, secondo le rivelazioni di The Guardian. Senza dimenticare l’intervento militare e “civile” (ovvero di servizi segreti e compagnie militari private) in Niger, in Nigeria e in tutti i “paesi d’origine migratoria”. E un più stretto coordinamento tra Europol, Frontex, Easo e Eurojust per rafforzare i controlli di polizia nei confronti degli immigrati. E ancora, la rilevazione sistematica delle impronte digitali e la moltiplicazione dei campi di detenzione dentro e fuori le frontiere dell’Europa.
Infine, un super programma che mira a “rimpatriare velocemente gli irregolari” grazie al braccio armato di Frontex. Tutto questo con quale obiettivo? A Federica Mogherini (Commissaria europea, responsabile della “politica estera” dell’UE), ancora una volta, la risposta, facendo mostra di un’ipocrisia impareggiabile: “affrontare le cause profonde di questa situazione d’emergenza e smantellare le organizzazioni criminali aiutando i migranti a sfuggir loro” [6].
Tuttavia, tra le cause profonde di questa “situazione d’emergenza”, in cui l’emergenza risale in realtà a diverse decine di anni e che non può più durare a lungo, figurano giustamente gli Stati dell’Unione europea, che, al pari degli Stati Uniti e di Israele, più che mai, stanno scorticando vivi i popoli dell’Africa; loro che hanno seminato e seminano ancora la guerra, la morte, la miseria, il caos, le malattie, il terrore negli angoli più remoti del mondo arabo e musulmano, dove attizzano ogni tipo di odio etnico e religioso; loro, che sono da secoli i veri grandi trafficanti di schiavi e che si servono dei proprietari delle navi e dei passatori [7] esattamente come i capi della Mafia o della Camorra si servono dei loro picciotti, dei loro iniziati (pronti a sbarazzarsene, se necessario). “Liberare” i migranti dalle mani dei piccoli trafficanti? Ma se tutta questa operazione non serve a nient’altro che ad affondare le grinfie degli Stati europei e delle imprese europee nella carne e nella vita dei migranti, a rendere l’entrata in Europa ancora più difficile e i controlli ancora più serrati, e ad aumentare le morti in mare, che sono la cosa più notevole per terrorizzare i sopravvissuti e piegarli al silenzio e al duro lavoro!
Grazie alle politiche di “Fortezza Europa”, il Mediterraneo è diventato la via di migrazione più pericolosa al mondo (con quella che si trova sulle coste della Birmania, della Malesia, dell’Indonesia). E i naufragi di migranti che vi si ripetono, sempre più spesso, non sono, come afferma Barbara Spinelli, i “war crimes and massacres in times of peace” dell’Europa, perché l’Europa è colpevole di “failing of rescue” [8]. È così perché il capitalismo, l’imperialismo europeo ne è direttamente responsabile in quanto primo committente. E le misure “straordinarie” che saranno messe in atto con o senza l’accordo dell’ONU, con o senza l’accordo dei governi marionetta della Libia attuale o degli altri governi della regione, riempiranno di nuovi mucchi di cadaveri non solo il mare Mediterraneo, ma l’intera zona. Questa zona che i governi europei considerano come “la soglia di casa”. Ecco la più grande repressione di massa della storia recente che si profilaall’orizzante, e un nuovo concatenarsi di guerre contro i popoli africani e arabi.
A cosa dobbiamo un tale accanimento? Non solo al bisogno vitale che hanno le imprese europee di arraffare le risorse naturali di questi territori e di disporre di nuovi e importanti contingenti di lavoratori a basso costo e sprovvisti di ogni diritto, ma anche al bisogno che hanno gli Stati europei di continuare a reprimere direttamente, con tutta la ferocia e l’astuzia dei vecchi poteri coloniali –perché i Sissi, i monarchi del petrolio, gli Assad e tutto il resto non sono sufficienti per questo compito– , l’insurrezione delle masse arabe. Insurrezione che, in questi ultimi anni, si sono propagate dalla Tunisia e dall’Egitto fino al Bahrein, allo Yemen e alla Siria, alle zone delle monarchie petrolifere; alla necessità di soffocare nel sangue ogni tentativo di resistenza che appaia anche solo un po’ antimperialista, e di sbarrare il cammini ai vecchi e nuovi concorrenti dell’Europa.
L'”eccellente lavoro di squadra” svolto in questi ultimi mesi dai funzionari del capitale europeo e mondiale lascia presagire nuove tragedie. Riusciremo a impedirle solo se ci sbarazzeremo dell’indifferenza e della passività che, ai nostri giorni, in Europa, “avviluppa” non solo i lavoratori, ma anche un settore importante delle forze anticapitaliste. Ci riusciremo solo denunciando le vere cause profonde di queste tragedie e la politica europea che le riproduce all’infinito, senza cedere di un millimetro alle sue varianti “umanitarie” e papiste [allusione a Papa Francesco].
Noi ci riusciremo solo facendo prova di una solidarietà totale e incondizionata verso gli emigranti, gli immigrati, i rifugiati, e verso le loro lotte, i loro movimenti di resistenza contro il neocolonialismo europeo e i suoi nuovi errori guerrieri in Africa, in Medio Oriente e nell’Europa dell’Est. Si tratta di una battaglia lunga e difficile che richiede, anche sul nostro fronte, un “lavoro di squadra” internazionalista.

[1] Queste parole sono di Federica Mogherini, “alto rappresentante agli Affari esteri” dell’Unione europea.
[2] Per non parlare dell’Afghanistan e del Kosovo, altri due paesi con una forte provenienza di richiedenti l’asilo, come tutti i paesi “liberati” dalla NATO. D’altronde, in questi ultimi anni, le migrazioni forzate per ragioni politiche (rifugiati, richiedenti l’asilo, sfollati) sono in crescita a livello mondiale (cfr. UNHCR, Asylums Trends 2014. Levels and trends in industrialised countries, Genève, 2015).
[3] S. Buzzi, uno dei principali rappresentanti del circuito criminale toccato dall’inchiesta “Roma capitale” nel dicembre 2014, alla testa di diverse cooperative implicate nel business delle strutture per richiedenti l’asilo, ha affermato in un’intervista telefonica: “abbiamo guadagnato di più con gli immigrati [nel nostro caso si tratta dei richiedenti l’asilo] che con il traffico di droga” (crf. “Il fatto quotidiano”, 2 dicembre 2014).
[4] Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano,va oltre; oltre… il salario (per basso o in nero che sia) quando propone : “Dobbiamo chiedere ai Comuni di applicare le disposizioni della nostra circolare permettendo loro di fare lavorare gratuitamente i migranti. Piuttosto di lasciarli a fare niente, facciamoli lavorare!” (“L’Huffington Post”, 7 mai 2015). Nessuno era al corrente di questa circolare, segreta come tutte le circolari. Questo episodio eclatante, passato senza tardare sotto silenzio, mostra una volta di più a che punto l’esistenza dei lavoratori immigrati e dei rifugiati sia sottoposta al grado delle misure amministrative (cfr. I. Gjergji, Circolari amministrative e immigrazione, FrancoAngeli, Milano, 2013).
[5] Mentre gli immigrati rappresentano da sempre un vantaggio (considerevole) per i paesi che li accolgono. Non faccio solo allusione al sovra sfruttamento del lavoro degli immigrati da parte delle aziende e di un certo numero di famiglie appartenenti (quasi sempre) alle classi agiate; alludo anche alle casse degli Stati, che le popolazioni immigrate aiutano a riempire altrettanto, se non di più, dei lavoratori salariati autoctoni. Per esempio, per quanto riguarda l’Italia, il Dossier statistico Immigrazione 2014, realizzato dal Centro di studi e ricerche IDOS per conto dell’UNAR (Ufficio italiano contro la discriminazione razziale), conferma che c’è una differenza di quasi 4 miliardi a scapito degli immigrati tra le somme che hanno versato nelle casse dello Stato nel 2012 (circa 16,5 miliardi di euro) e che hanno ricevuto lo stesso anno sotto forma di beni, di trasferimenti e di servizi, compresi i famosi “salvataggi in mare” (circa 12,6 miliardi di euro). Senza contare che, nei fatti, la differenza supera di molto i 4 miliardi, come ha provato G. De Michele su www.carmillaonline.com (cfr. Immigrati: costi e numeri, quelli veri, 17 novembre 2014).
[6] Cf. www.repubblica.it/esteri, 13 maggio 2015.
[7] Contrariamente a quello che ci vogliono fare credere i grandi media, tra i passatori, che d’altronde non sono altro che la quinta ruota del carro, ci sono anche degli italiani (cfr. Non solo immigrati, anche italiani tra gli scafisti, www.ilgiornaleditalia.org, 7 maggio 2015).
[8] Cf. B. Spinelli, Why Do We Need the UN, “Il Sole 24 ore”, 21 aprile 2015.

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