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di Monica Soldini e Angelica Lepori-Sergi*

La votazione sugli onorari dei Municipali ha mostrato in modo chiaro che su questioni importanti il punto di vista del Municipio e quello della stragrande maggioranza dei “rappresentanti” dei cittadini e delle cittadine in Consiglio comunale non necessariamente corrispondono (ricordiamo che solo 6 consiglieri comunali su 60 si erano espressi contro il regolamento comunale).

Tra le diverse proposte che avevamo formulato nella discussione sul regolamento vi era anche l’introduzione del referendum consultivo a livello comunale. Si tratta di una votazione generale, su un tema di interesse fondamentale per il comune, che il Municipio o la maggioranza del Consiglio Comunale possono indire per sentire, sul tema specifico, quale sia l’orientamento della maggioranza della popolazione. Questo, in particolare, ancora prima di sviluppare tutto l’iter della proposta, evitando, ad esempio, le conseguenze di un referendum abrogativo.
Ci pare che il futuro dell’Officina sia un tema che si presta molto bene ad un eventuale esercizio diquesto tipo. Infatti attorno al futuro dell’Officina vi sono due visioni strategiche diverse, una rappresentata dal punto di vista dei lavoratori (e consegnato nella iniziativa popolare pendente da quasi dieci anni davanti al Parlamento cantonale), l’altra contenuta nella dichiarazione di intenti sottoscritta dal Municipio di Bellinzona.
È vero che il progetto ha una valenza cantonale, ma è anche vero che la dichiarazione di intenti ipotizza la possibilità che l’Officina possa lasciare il territorio cittadino (andando a finire anche relativamente lontano, ad esempio Chiasso o Bodio) e mettendo in una luce ben diversa il contributo (20 milioni) che la città di Bellinzona dovrebbe versare.
A questo problema, nemmeno quello decisivo, se ne aggiunge un altro – fondamentale – che attiene al mutamento radicale di prospettiva rappresentato dal progetto di “nuova” Officina: una rottura con la tradizione produttiva, industriale e sociale rispetto all’attuale Officina.
Tutte questioni che, a noi pare, potrebbero e dovrebbero essere oggetto di una decisione di principio, ancora prima di andare nel dettaglio. Una opzione di principio è infatti quella contenuta nella dichiarazione di intenti: non si sa se e dove questa “nuova” Officina si farà, non si sa quali contenuti tecnologici o industriali essa avrà (basti pensare, a conferma di una atteggiamento tutt’altro che razionale e realistico, che il capo delle FFS ha già annunciato – e mancano più di dieci anni all’eventuale messa in funzione di questa “nuova” Officina – che essa sarà la “più moderna d’Europa”).
Alla luce di tutte queste considerazioni proponiamo, con la seguente risoluzione, che il Municipio organizzi una consultazione popolare sul progetto di massima per una “nuova” Officina contenuto nella dichiarazione d’intenti firmata con le FFS e con il Cantone, mettendolo in alternativa ai contenuti dell’iniziativa popolare “Giù le mani dalle Officine: per la creazione di un polo tecnologico-industriale nel settore del trasporto pubblico”.
Questo referendum potrebbe facilmente essere organizzato, prendendo come punto di riferimento le modalità relative alle votazioni popolari codificate nell’attuale regolamento comunale, sempre valido.

*Proposta di risoluzione all’attenzione del Consiglio Comunale di Bellinzona delle consigliere comunali MPS-POP-Indipendenti Angelica Lepori Sergi e Monica Soldini del 28 gennaio 2018.

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