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Il numero di beneficiari di assegni integrativi e di prima infanzia (AFI/API) è calato di ben un terzo in soli tre anni: è questo il risultato dei programmi di “riallocazione” del Consiglio di Stato per quanto riguarda gli aiuti alle famiglie. Nel contempo sono aumentate le economie domestiche con figli in assistenza, diventata l’ultima spieggia per le famiglie in difficoltà private di ogni altro aiuto.

In base ai dati appena pubblicati dall’Ufficio cantonale di statistica (Ustat) nel 2017 i beneficiari di assegni di prima infanzia è calato di 488 rispetto all’anno precedente. Se rapportato al 2014 il numero di beneficiari è diminuito di ben il 41%.

Per gli assegni integrativi il calo dei beneficiari è di 869 persone su un anno, 3’224 persone rispetto al 2014, vale a dire il 29% in meno.

Gli assegni AFI/API, destinati alle famiglie con reddito insufficiente, erano un “rete di sicurezza” che evitava di finire in povertà e di finire in assistenza sociale. I programmi di “riallocazione” del governo hanno progressivamente ridotto questi aiuti costringendo numerose famiglie a chiedere l’assistenza.

La media mensile di persone in assistenza è ancora aumentata lo scorso anno del 5,7% (439 persone in più in media al mese) e dal 2014 l’incremento è stato del 22,8%.

Il numero di coppie con figli in assistenza lo scorso anno è aumentato ancora dell’8,9% e quello di famiglie monoparentali del 4,8%. Queste percentuali però si riferiscono al mese di dicembre 2016 e 2017. Non sappiamo di quanto è aumentata la media mensile di queste due categorie ed è impossibile fare paragoni con il 2014 visto che il DSS ha più volte cambiato il metodo di presentazione dei dati. Se calcolato da dicembre 2016 a dicembre 2017 l’incremento globale dei beneficiari risulta inferiore rispetto al calcolo fatto sulle medie mensili (1,7% contro 5,7%) poiché spesso nell’ultimo mese dell’anno si registra una diminuzione delle persone in assistenza. L’incremento calcolato in questo modo quindi risulta poco aderente alla realtà.

E sempre a proposito di affermazioni non aderenti alla realtà, il direttore della Camera di commercio Luca Albertoni avrebbe dichiarato che delle 8’000 persone in assistenza, solo un migliaio sono ricollocabili.

Dalle cifre dell’USSI risulta che fra i titolari di domande di assistenza 1’001 sono gli occupati, 2’551 i disoccupati. Quest’ultima categoria è quella che ha subito il maggior incremento, 150%, nell’ultimo anno. Occupati e disoccupati rappresentano in totale il 67,3% dei titolari di domande di assistenza, mentre gli inattivi sono poco medo di un terzo.

Cogliamo l’occasione per porre alcune domande anche su questa tematica onde evitare il propagarsi di fake news e per rimettere davvero “il campanile al centro del villaggio”[1].

Chiediamo pertanto al Lodevole Consiglio di Stato:

1. Di quanto è diminuita la somma globale destinata agli API dal 2014?

2. Di quanto è diminuita la somma globale destinata agli AFI dal 2014?

3. Di quanto è diminuito l’impegno finanziario del cantone per gli AFI/API dal 2014?

4. Di quanto è aumentata la media mensile di nuclei famigliari con figli in assistenza dal 2014%

5. Di quanto è aumentata la media mensile dei figli a carico in assistenza dal 2014?

6. La percentuale di uscite verso il mondo del lavoro è calata in un anno dal 30,1% al 26,5%. A cosa è dovuta questa diminuzione? Come è cambiata questa percentuale rispetto al 2014? Quante delle 469 domande chiuse per uscita verso il mondo del lavoro nel 2017 riguardavano economie domestiche con figli?

7. Quale è la percentuale di domande chiuse rispetto alle domande attive e come è cambiata negli anni?

8. Quale è la media mensile di occupati e disoccupati in assistenza nel 2017? Come è cambiata negli ultimi anni?

9. Nel 2017 sono stati 942 gli assicurati AI che hanno potuto rimanere attivi o trovare nuove mansioni, in Svizzera 20’133. Ci sono differenza quanto alle percentuali di ricollocamento fra Svizzera e Ticino? Se sì a cosa sono dovute?

*Interrogazione del Deputato MPS Matteo Pronzini  del 1 giugno 2018.

[1] Ticinolibero, “Assistenza in crescita? Non è giusto dare la colpa al mercato del lavoro: sono un migliaio di quegli 8’000 sono collocabili”. Albertoni mette il campanile al centro del villaggio.

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